Press release
- I materiali per le costruzioni contribuiscono per il 28% alle emissioni globali di gas serra e all’impronta di carbonio dell’intero settore edile
- Il settore edile europeo - grazie alle normative su riciclo e riutilizzo dei materiali - è all’avanguardia nel percorso ESG, essendo circolare già per circa il 30%, con un potenziale di raggiungimento del 50% entro il 2040
- Oggi il mercato italiano del cemento – dopo alcuni anni di rallentamento – è tornato ai livelli del 2015: il futuro è positivo e gli operatori del Paese potrebbero beneficiare delle opportunità legate a questi cambiamenti
MILANO, 24 gennaio 2023 — L'edilizia contribuisce in modo significativo (40%) alle emissioni globali di gas serra e all'impronta di carbonio. La maggior parte dell’inquinamento associato agli edifici deriva dal loro funzionamento, principalmente dal riscaldamento e dal raffreddamento; tuttavia, le emissioni legate ai materiali da costruzione rappresentano ancora il 28% dell'edilizia.
“Per ridurre le emissioni dell’industria”, spiega Paolo Cerini, Partner di Bain & Company “sarà necessario migliorare la circolarità dei materiali utilizzati nella costruzione: si tratta di una sfida a livello globale, particolarmente critica nelle aree in cui si registra una rapida crescita demografica e una migrazione urbana. L’Europa - rispetto ad altri continenti - è leader grazie a politiche e normative che hanno contribuito a spingere il settore verso il riciclo e il recupero dei materiali a fine vita”.
Oggi, il settore edile europeo - che comprende gli edifici industriali, commerciali e residenziali (escluse le infrastrutture) - è infatti circolare per circa il 30%, con un potenziale di raggiungimento del 50% entro il 2040: il cemento e il gesso costituiscono la maggior parte dei materiali utilizzati nel settore.
“In questo contesto, alla luce della crescita stimata del mondo delle costruzioni, vediamo una ripresa anche per il mercato del cemento italiano. Il mercato locale è oggi composto da 5 operatori principali, con un'elevata presenza di impianti capillari e un utilizzo della capacità produttiva pari solo al 37%. Questo contesto suggerisce la necessità di investire nella razionalizzazione e ammodernamento degli impianti e”, prosegue Cerini, “il ricorso ad una maggiore circolarità insieme all’utilizzo di fonti energetiche alternative saranno passaggi obbligati per il settore. La maggior parte degli operatori storici – spinti non solo dalle autorità di regolamentazione e dalle richieste dei clienti, ma anche dalla competizione di prodotti alternativi - sta fissando obiettivi ambiziosi e mettendo in atto iniziative per lo sviluppo di soluzioni innovative e circolari”.
Secondo la nuova analisi di Bain, se la circolarità del settore in Europa passasse dal 30% al 50% entro il 2040, le emissioni di gas serra legate alla produzione si dimezzerebbero. Un'industria circolare al 50% entro il 2040 potrebbe soddisfare la crescente domanda di edifici commerciali e residenziali utilizzando un numero molto inferiore di materiali, che si contrarrebbero dell’8%, passando dagli attuali 642 milioni a 590 milioni di tonnellate all'anno. In Europa, la quantità di spazi residenziali e commerciali ristrutturati potrebbe raddoppiare entro il 2030, favorita dai cambiamenti nelle modalità di lavoro. Le innovazioni nella progettazione e nei materiali potrebbero ridurre il peso degli edifici del 20% e il carbonio incorporato fino al 15% al 2040. Il mercato dei materiali da costruzione ottenuti da fonti rinnovabili è piccolo ma in rapida accelerazione: l'uso del legno lamellare a strati incrociati (CLT), ad esempio, sta crescendo di circa il 13% all'anno.
“Alla luce delle ipotesi di revisione della normativa europea sulla prestazione energetica nell’edilizia - che imporrà nel prossimo decennio un’accelerazione al rinnovamento degli edifici esistenti – in Italia, dove il 75% degli edifici è inefficiente dal punto di vista energetico, questo fenomeno potrà avere un impatto dirompente. Se al 2021, nel nostro Paese, le ristrutturazioni rappresentavano il 54% del mercato dell’edilizia e le proiezioni erano di una crescita annua di circa il 2,6%, è plausibile che si possa toccare quota 6% e questo porterebbe il segmento del rinnovamento degli edifici esistenti al 62% del mercato al 2030”, continua Cerini.
Oltre al riammodernamento degli edifici, un altro tema cruciale per il settore è quello del riciclo: una raccolta più capillare, combinata con processi di riciclaggio studiati end-to-end, potrebbe contribuire a quasi raddoppiare la quota di materiali riciclati (al 28%) entro il 2040. Di questo materiale riciclato, oggi solo un quarto proviene dall'industria delle costruzioni; il resto proviene da altri settori. Una migliore gestione dei rifiuti durante la costruzione e la demolizione, comprese tecniche più avanzate di separazione dei materiali, può contribuire ad aumentare la quantità di materiali da riutilizzare o riciclare. Entro il 2040, il 100% dei rifiuti da costruzione e demolizione potrebbe essere riciclato e il 49% (rispetto al 18% che si registrava nel 2020) potrebbe essere riutilizzato nelle costruzioni. Ciò potrebbe incrementare la circolarità complessiva del 3,6% e far crescere il mercato di questi materiali 1,5 volte più velocemente rispetto alle nuove costruzioni.
“Gli attori dell'industria edile, e in particolare le aziende produttrici di materiali, dovrebbero adottare un approccio proattivo per sfruttare al meglio il passaggio a un'economia sostenibile. Per avere successo, gli operatori dovranno anticipare le sfide ESG che rivoluzioneranno il settore, utilizzare la circolarità come punto di forza commerciale e lavorare per avere accesso competitivo a materiali circolari, attingendo anche agli stock di altri comparti”, conclude Cerini.
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